Aiutare l’Uomo a rispondere alle domande sul senso della sua esistenza, questa è la Via dello Yoga.
Poi, ovviamente è anche uno splendido strumento di cura per il corpo fisico che si ottiene grazie agli Asana ed il lavoro sul respiro, ma quello non è il fine ultimo dello Yoga.
Il fine ultimo non è nemmeno l’annullamento della coscienza nel Nirvana come qualcuno potrebbe indicare, ovvero una sorta di dissolvimento di sé nelle braccia dell’Assoluto. Cosa che oltre ad essere sbagliata sarebbe anche assai difficile da realizzare. Dunque se vi dicono che con lo Yoga raggiungerete l’Assoluto annullando tutto il dolore umano, semplicemente girate i tacchi e scappate.
Una citazione di Goethe ci introdurrà alla comprensione di quanto verrà detto in questa breve trattazione:
«Non appena si accorge degli oggetti attorno a lui, l’uomo li considera in relazione a se stesso; e con ragione, poiché tutto il suo destino dipende dal fatto che essi gli piacciano o no, lo attraggano o lo respingano, gli giovino o gli nuocciano. Questo modo del tutto naturale di guardare e giudicare le cose sembra essere altrettanto facile quanto necessario, eppure espone l’uomo a mille errori che spesso lo umiliano e gli amareggiano la vita.
Un compito ben più difficile si assumono quelli che, mossi da un vivace impulso di conoscenza, aspirano ad osservare gli oggetti della natura in sé e nei loro reciproci rapporti, poiché ben presto lamentano la mancanza della norma che è loro di aiuto quando, come uomini, osservano le cose in relazione a se stessi. Manca loro la norma del piacere e dispiacere, dell’attrazione e repulsione, dell’utile e dannoso.
A tutto cio devono interamente rinunciare; quali esseri indifferenti e per cosi dire divini, devono cercare e investigare quel che è e non quel che piace.
Così, né la bellezza né l’utilità delle piante devono commuovere il vero botanico; egli ha da investigare la loro struttura, il loro rapporto col restante regno vegetale; come il sole le ha fatte spuntare e le illumina tutte, così egli le deve guardare a abbracciare tutte con sguardo equanime e tranquillo, traendo la norma, delle sue cognizioni, i dati del suo giudizio non da se stesso, ma dalla cerchia delle cose osservate».*
Tratto da Teosofia – Rudolf Steiner
Perché scomodare Goethe e poi Rudolf Steiner per la comprensione dell’essenza dello Yoga?
La parola Yoga significa unione.
Dice Goethe che, qualsiasi sia l’ambito in cui l’Uomo si muove, sempre si genera una spinta a schierarsi, a fare una scelta; potremmo dire una dicotomia tra ‘attrazione e repulsione’. Dunque una separazione, il contrario dello stato di yoga.
Questa spinta a schierarsi si genera nell’interiorità di ogni singolo ed è strettamente personale, non si tratta di qualcosa di oggettivo ma di soggettivo. Ecco, questo è il campo dell’anima. Tale caratteristica dell’anima genera separazione, sia all’interno di se stessi, sia verso il mondo.
Intento dichiarato dello Yoga (nel suo stesso nome) è riunire la dualità che vive in ogni anima umana. Rudolf Steiner ci dice riferendosi alla citazione di Goethe: ‘Le seguenti parole di Goethe contrassegnano mirabilmente il punto di partenza di una delle vie che conducono a conoscere la natura dell’uomo‘.
Steiner partirà da quelle parole per iniziare la caratterizzazione dei concetti di corpo, anima e spirito.
Rispetto al corpo, l’uomo subisce il mondo esterno perchè per esso quel mondo è un dato di fatto.
Rispetto all’anima, l’uomo porta ciò che arriva dall’esterno sul corpo come percezioni, all’interno di sè e ne fa qualcosa che lo riguarda. Prende posizione: attrazione/repulsione.
Rispetto allo Spirito l’uomo esce dalla sua interiorità, dal soggettivo va a riferirsi a ciò che ha impattato su di lui non relativamente a sé ma cercandone le leggi universali valide egra omnes e non solo concernenti se stesso ed i suoi ‘gusti’.
Nello ‘schierarsi’, l’uomo pone se stesso innanzi al mondo, pone la sua visione soggettiva delle cose e questo lo espone a pericoli ed errori, perchè non è affatto detto che quella visione parziale e relativa, sia vera e dunque priva di conseguenze. Quando l’uomo si schiera, a parlare non è più la sua parte più alta, lo Spirito, ma l’anima. E l’anima è profondamente influenzabile, manipolabile, programmabile. In tal modo, si potrebbe non uscire mai dai personalismi e la società sarebbe sempre vittima di conflitti; più o meno grandi, più o meno vicini.
Come riunire questa separazione? In primo luogo andando a vedere dove sta la separazione. Essa risiede sempre nella personale, specifica, propria interiorità.
L’interiorità è il campo dell‘anima ed e questo il luogo del contendere.
Quando invece l’essere umano cerca una soluzione al di sopra del personale punto di vista, inizia a salire su un piano più elevato, dove la separazione non esiste: il piano della cause, il piano dell’essenza, il piano dell’intero, il piano della Verità: lo Spirito.
Quando la separazione si ricompone perché integra la dualità nel tre che è il raggiungimento del Vero, ove non c’è più opinione, gusto, desiderio, personalità, si torna all’Uno e si è in uno stato di Yoga.
Ovvero l’essere umano trascende l’anima ed incontra lo spirito che è Uno, perché la causa di un fenomeno è sempre in un pensiero. Un pensiero, uno solo. Quel pensiero è Spirito. Riuscire a decodificare il pensiero che c’è dietro il flusso degli eventi, significa risalire al suo divenire, al suo manifestarsi spirituale.
La Via dello Yoga quello tradizionale, quello di Patanjali che viene codificato 500 anni dopo Christo, ha come scopo primario il governo dell’anima e l’arresto di quell’incontrollata agitazione di pensieri automatici e casuali che vivono nella nostra interiorità.
Inoltre, lo Yoga ricerca le cause di questa agitazione e conduce alla presa di coscienza volontaria della nostra attività pensante automatica, trasformandola in volontà di pensare, in pensiero vivente.
“yogash chitta-vritti-nirodhah”
1.1-4 Yoga Sutra di Patanjali
Vrtti significa “vortice”, o “attività circolare senza inizio né fine” e “chitta” è la mente. Il sutra dice allora che “lo Yoga arresta il turbinio (vrtti) nella mente (chitta)”
Lo Yoga in quanto si propone di arrestare il turbinio della mente (i pensieri casuali ed automatici), è uno strumento di guarigione e di realizzazione di una biografia libera.
Ma come fa la Via dello Yoga? Con otto strumenti indicati da Patanjali:
- Yama
- Niyama
- Asana – Posture
- Pranayama – Osservazione/Regolazione del respiro.
- Pratyahara – Contemplazione
- Dharana – Concentrazione
- Dhyana – Meditazione
- Samadhi – Stato di consapevolezza, perfetto equilibrio
In questi otto strumenti, lo Yoga offre al praticante la possibilità di riunire la separazione che vive in lui per necessità evolutiva. E non lo fa in maniera magica o automatica ma richiede una totale partecipazione della coscienza del praticante che raggiunge dunque i suoi obiettivi con gradualità, autocoscienza e liberamente.
Lo Yoga è una via di realizzazione umana. Una via ove incontrare otto gradini che salendoli faranno salire anche il livello di coscienza e dunque di presenza all’avvenire, allo scorrere, al verificarsi della nostra vita.