Nella lingua sanscrita non esistono parole perfettamente equivalenti ai concetti occidentali di ‘religione’ e ‘filosofia’. Ma c’è un termine dharma, che è molto interessante. Esso indica:
La realtà, come l’ordine cosmico, la struttura profonda dell’essere ed il fondamento di tutto ciò che esiste;
La legge morale come insieme delle regole comportamentali innate che permettono di armonizzare la propria vita con quella realtà:
La verità cercata dal filosofo o dal mistico
Non è dunque Legge, non è Religione, non è Filosofia, non è Verità, è Dharma. Davanti ad Dharma le domande sono:
è sano ciò che sto facendo? Rispetto l’esistenza? È conforme all’Ordine Cosmico?
Dharma allora è una Azione – sana, integra -; con una espressione Antroposofica è l’agire frutto del pensare del cuore o pensiero vivente che non significa istinto o sentimentalismo.
Il pensiero del cuore è un pensiero che passa sempre dalla ‘testa’ ma non vi muore, come la maggior parte dei nostri pensieri che sono automatici, utilitaristici, condizionati, riflettenti.
La testa’ lo vivifica, ne elimina il pre.giudizio, lo de-condiziona. Lo rende Libero. Così diviene un Pensiero del Cuore
Come si arriva ad un pensiero libero?
Iniziando da un lavoro di osservazione e controllo di esso.
Seguirne, origine, sviluppo, conclusione. È fare questo dal più banale dei pensieri, come il pensare ad un oggetto semplice come un chiodo od un cucchiaino e seguirne ‘origine, sviluppo e conclusione’ fino a pensieri sempre più complessi che diventano eventi, discorsi, teorie, ideali.
Così l’insegnamento del Dharma non consiste nel dialogare con i pensieri e le idee dell’altro ma piuttosto è considerato di più parlare di qualunque cosa sia di beneficio per sè e contemporaneamente per gli altri.
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